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Di qui la vocazione alla pluralità, che richiama la cooperazione, la vicinanza, la contiguità tra donne che in passato hanno reso possibile la costruzione di un’identità comunitaria e che nel presente continuano a generare una sinergia di storie, scambi, incontri. Parole che solo declinate al plurale diventano reali e tangibili, svelando diversità e differenze che allargano orizzonti, come ha orgogliosamente affermato l’associata Cecilia Toffali Oggi “Femminile, plurale.”
è ormai una realtà consolidata e ben radicata nel territorio di Allumiere e non solo, che raccoglie una comunità variegata di persone appassionate di libri e letteratura e che vanta un ricco programma di eventi per stimolare la condivisione di temi e la diffusione della cultura. Tra questi, il Premio Letterario che si svolge ogni anno e che culmina con la serata finale di agosto è senza dubbio il momento più importante e sentito, con un numero di adesioni da parte di autrici, lettrici e lettori sempre in crescita e una vocazione non solo territoriale, ma anche regionale e nazionale.
Si tratta di un concorso letterario rivolto alle donne, che si concentra su opere edite di genere diaristico e memorialistico, reportage e romanzi di formazione, con l’intento di valorizzare l’autorialità femminile come depositaria della memoria del passato e punto di partenza per una riflessione sulle comuni origini della società in cui viviamo. A introdurlo è stata Brunella Franceschini, presidente dell’Associazione e ideatrice dell’iniziativa, che ha voluto innanzitutto ringraziare il gruppo di “Femminile, plurale.” per l’infaticabile lavoro da cui il progetto prende vita e le istituzioni che lo supportano da quando è nato, come la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia, il Comune di Allumiere e la Casa delle Arti, a sottolineare ancora una volta la dimensione comunitaria e cooperativa che è la vera forza di “Femminile, plurale.”.
Nella sua edizione 2025, il concorso letterario ha visto la partecipazione di numerose case editrici con ben 39 candidature. Libri editi tra il 2022 e il 2024 che sono stati sottoposti alla valutazione di un nutrito gruppo di lettrici e lettori e in seconda battuta al giudizio di una commissione esperta, comprendente Laura Faranda, professoressa ordinaria di Antropologia culturale presso “La Sapienza” Università di Roma, Veronica Ricotta, storica della lingua italiana, Martina Testa, editor e traduttrice, Elisabetta Appetecchi, assegnista di ricerca presso l’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale. La giuria delle esperte ha votato, tra i cinque libri con il punteggio più elevato, le opere destinate alla terzina finalista: “La parola femminista. Una storia personale e politica” di Vanessa Roghi (Mondadori), “Sorelle spaiate” di Lucia Esposito (Giunti), “Tina Anselmi. La ragazza della repubblica” di Chiarastella Campanelli (Graphofeel).
Nonostante il fresco tipico delle serate estive sui monti della Tolfa, il piccolo Giardino del Risanamento era gremito in occasione della cerimonia di premiazione, un evento atteso con ansia dai cittadini di Allumiere, ma con una risonanza su tutto il territorio nazionale. Introdotte dalle delicate esecuzioni musicali del Trio Letterario, le autrici finaliste sono state intervistate da Cecilia Toffali dopo la lettura di brani tratti dai rispettivi libri a cura di Daniela Tartaglione.
La prima opera presentata è stata “La parola femminista. Una storia personale e politica” di Vanessa Roghi, che ripercorre la storia generazionale e semantica del femminismo in Italia a partire dall’esperienza personale dell’autrice. Per introdurre il suo libro, che non è un memoir né un saggio teorico, Vanessa, rodariana prima che femminista, si è soffermata sul titolo citando proprio il suo più grande maestro, Gianni Rodari: “Le parole agiscono nella nostra mente come un sasso in uno stagno. Buttate lì una parola a caso e questa crea cerchi concentrici, che smuovono prima le cose in superficie e poi il fondo limaccioso che sta lì da più tempo. Se io butto lì la parola ‘femminista’, ognuno di voi penserà a qualcosa (…). Per me la parola ‘femminista’ - e non ‘femminismo’, che è invece quella cosa che ‘si fa’ - è legata al corpo di mia mamma. Io sono figlia di una femminista”.
A seguire, la presentazione di “Sorelle spaiate”, l’esordio di Lucia Esposito ispirato alla storia vera di una ragazza albanese, Ershela, finita nel giro della prostituzione, la cui vicenda si intreccia a quella di Viola e di altre donne tra loro diverse, ma solo apparentemente lontane. “Con questo libro ho voluto rappresentare la fatica di certi rapporti di sangue in contrapposizione a quella sorellanza che nasce dall’anima”, ha dichiarato Lucia, caparbia giornalista che per trent’anni ha custodito le lettere che Ershela scriveva alla sorellina prima di trovare la forza di riscattare la sua storia.
Infine, Chiarastella Campanelli ha raccontato il suo “Tina Anselmi. La ragazza della repubblica”, una biografia romanzata che ricostruisce la vita privata di Tina Anselmi dietro la più nota immagine politica di ministro della Repubblica. Scienziata politica e appassionata di storia moderna e contemporanea, Chiara ha incontrato Tina mentre cercava esempi di donne del passato che potessero diventare un faro per le generazioni di oggi. “Esempi”, ha spiegato l’autrice, “da condividere nel presente, che incarnassero valori che oggi mi sembrano un po’ scoloriti e che lei, con la sua lucentezza e la sua vita, rappresentava. Mi piaceva anche l’idea di ripercorrere tutta la sua vita per capire come fosse diventata la prima donna ministro d’Italia”.
Come nelle passate edizioni di “Femminile, plurale.”, il programma della serata finale ha previsto l’intervento di un’ospite d’eccezione. Dopo Dacia Maraini, Nada e Grazia Di Michele, solo per citarne alcune, quest’anno è stata la volta di Cinzia Leone, attrice e artista poliedrica, attualmente impegnata nello spettacolo teatrale sold out “Mamma sei sempre nei miei pensieri… Spostati!”. Attesissima dal pubblico di Allumiere, a cui si è presentata per la prima volta dal vivo in tutta la sua verve romanesca, Cinzia ha raccontato gli esordi della sua carriera come una delle pioniere di una comicità televisiva tutta al femminile, in un’epoca in cui non era scontato per le donne esprimersi in pubblico con la parodia e l’autoironia. Eppure, confessa Cinzia, ridere di se stessa anche nelle situazioni più critiche è stata sempre la sua carta vincente: “La capacità, nel dolore, di autoderidersi è un momento di potere”. Una ventata di leggerezza quella portata da Cinzia, che ha suscitato risate ma anche riflessioni quando, con toni più gravi, ha parlato della malattia che ha bruscamente interrotto la sua carriera per trent’anni. La sua vita non è stata priva di momenti bui, che l’hanno allontanata da se stessa e dal suo lavoro, ma oggi è l’esempio di come sia sempre possibile superare le avversità e rinascere dopo esperienze drammatiche: “Una malattia invalidante, qualunque essa sia, è una perdita di identità. La ricostruzione dell’identità dopo una perdita invalidante è un lavoro spaventoso. Interessantissimo, che potremmo fare tutti, persino senza perdere obbligatoriamente qualcosa. È la libertà di ricostruire un’identità, per come vorremmo essere, quindi liberandoci, non perché siamo sbagliati, ma per essere liberi di essere quello che vogliamo essere”.
Nel corso della serata è intervenuta in collegamento video anche Anna Foa, vincitrice del Premio Strega Saggistica 2025 e finalista della II edizione di “Femminile, plurale.” con “La famiglia F.” (Laterza). Un volto ormai familiare per Allumiere, orgogliosa di avere nella propria comunità un’intellettuale e studiosa del suo calibro. Il saluto caloroso rivolto da Anna al paese che l’ha ospitata nell’edizione 2019 del Premio Letterario è stato anche la promessa di un nuovo e auspicato incontro dal vivo.
adL’evento si è concluso con la proclamazione della classifica delle tre finaliste e la consegna dei premi: la vincitrice di questa edizione è stata Lucia Esposito, seguita da Vanessa Roghi e da Chiarastella Campanelli. “Sorelle spaiate” è il libro che ha conquistato l’oro di “Femminile, plurale.” 2025. Lucia, con gli occhi accesi dalla commozione, ne stringeva tra le mani una copia, quando le abbiamo chiesto di raccontarlo in pochi secondi ai nostri lettori: “Le sorelle spaiate sono quelle sorelle che la vita ti regala, quelle donne che non nascono dallo stesso grembo, ma che sono unite da legami di cuore”. Una sorellanza che scaturisce dalla vita reale, dal rapporto che Lucia ha davvero costruito con Ershela, che ha riconosciuto e scelto come sua sorella di cuore, lei che non ha mai avuto sorelle di sangue. Una sorellanza che colma le distanze e crea ponti tra le differenze, la stessa che tiene insieme il gruppo di “Femminile, plurale.” e che rinnova ogni anno la magia di momenti come questo.
Mariachiara Catillo
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Nell’ambito del Programma Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) 2021-2027, il progetto, in particolare, si inserisce in un contesto regionale e nazionale per rispondere con concretezza alle numerose difficoltà e criticità vissute da migliaia di ucraini rifugiati in Italia.
Queste persone, a distanza di tre anni dall’inizio della guerra, ancora si trovano in condizioni di vulnerabilità sociale ed economica. La loro permanenza in Italia è, infatti, tutt’oggi soggetta a numerose sfide linguistiche, abitative, formative legate al riconoscimento dei titoli di studi, nonché ad aspetti psicologici di fragilità annessi ai traumi post-bellici e a tutto ciò che ne consegue. Una ulteriore difficoltà è quella costituita dalla gestione nel paese di accoglienza di famiglie monogenitoriali composte nel più dei casi da mamme e bambini.
È proprio qui che si colloca l’azione di To-Gather, per contribuire ad arginare il senso di smarrimento che queste persone vivono, per sostenerle e facilitarle da un punto di vista emotivo e psicologico, legale, formativo e di orientamento lavorativo.
Il progetto, nello specifico, fornisce servizi di assistenza nel comune di Roma a circa 140 rifugiati ucraini in possesso di protezione temporanea che si trovano attualmente in una condizione di precarietà abitativa e lavorativa. Sarà a loro, nella fattispecie, che si rivolgerà lo sportello di ascolto, sito presso l’Istituto Comprensivo “Via Santi Savarino”, sede della Scuola Primaria Rosalba Carriera (zona Eur Spinaceto – Roma), che dal 3 Marzo 2025, presta anche servizi di counselling. Attraverso questo sportello, i beneficiari sono ricevuti e indirizzati agli altri servizi, tra i quali:
• Sportello di ascolto;
• Counselling;
• Orientamento per l’individuazione e la messa in trasparenza delle competenze pregresse;
• Consulenza legale per il riconoscimento dei titoli di studio;
• Formazione con due percorsi formativi che prevedono un corso di autoimprenditorialità e un corso di italiano avanzato per favorire una piena inclusione culturale nel paese di accoglienza.
“Quello che verrà reso pubblico è un Progetto a cui il Municipio Roma IX EUR tiene molto, perché comprende attività su cui stiamo lavorando alacremente assieme all’associazione Donne for Peace”, sottolinea Luisa Laurelli, Assessore ai Servizi Sociali del Municipio Roma IX Eur.
“Dai primi giorni dello scoppio della guerra – prosegue l’Assessore – vista la presenza di circa 450 profughi di cui la gran parte donne e bambini presso l’Hotel Mercure di Spinaceto, ci siamo conosciute e, senza che nessuno ce lo chiedesse, abbiamo deliberato in Giunta la costituzione di un Coordinamento di associazioni di volontariato che è ancora attivo per organizzare gli aiuti necessari. Tutte queste realtà le abbiamo avute vicine quando per ben due volte, con la Presidente del Municipio Titti Di Salvo, abbiamo impedito il trasferimento in luoghi lontani, in altre province, di mamme e figli. Torniamo a prestare aiuto a queste persone con lo stesso impegno, per restituire al popolo ucraino la sua dignità.”
“Cuore è una giovane associazione impegnata a sostenere e a contrastare le costanti difficoltà delle utenze vulnerabili e deboli nell’inserimento sociale e professionale. Con il progetto To-Gather la nostra associazione intende mettere a disposizione la propria esperienza e i propri professionisti per attivare azioni concrete che mirino a dare forza ad un piano di accoglienza e di ascolto attivo per le persone vulnerabili come le mamme in fuga dall’Ucraina nel nostro paese”, dichiara la Dr.ssa Simonetta Canneti, Vicepresidente di Cuore Impresa Sociale.
“Lo sportello di ascolto previsto – aggiunge – attraverso un percorso di orientamento, avrà anche lo scopo di sostenere tutte quelle donne che desiderano condividere in un paese a loro estraneo i propri saperi, la propria esperienza professionale per poter ricostruire un futuro”.
“Raccogliamo costantemente le difficoltà che le profughe incontrano ogni giorno lungo quel tortuoso cammino dell’organizzazione della loro vita in Italia”, dichiara Volha Marozava, Presidente di Donne for Peace.
“Il progetto – prosegue – punta a fornire a queste donne gli strumenti idonei per rispondere alle loro stesse richieste di aiuto. Siamo partiti dalla necessità di comprendere i bisogni di chi ha deciso di ricostruire il proprio futuro qui, nel paese di accoglienza, ma anche di chi, alla prima possibilità, vorrà fare ritorno a casa propria. Per queste persone, quella di poter essere accompagnati e facilitati in questo complesso processo di integrazione sociale ed economica è una speranza. Per noi, una responsabilità umana collettiva”.
“Un sincero in bocca al lupo! A tutti i componenti di questo progetto che ha il merito di promuovere una accoglienza dei rifugiati ucraini sopravvissuti all’invasione russa, basata su una visone bio-psico-sociale fondata sul rispetto profondo, sulla promozione della dignità e delle capacità di resilienza. Questo progetto promuove delle relazioni sostenibili che beneficeranno non solo i destinatari ma anche le comunità umane che li accoglieranno e coloro che costruiranno un processo insieme agli utenti un processo virtuoso basato sullo sviluppo delle potenzialità di tutti gli stakeholder”, conclude Alberto Zucconi, Presidente Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP), Direttore del Consiglio Direttivo della World Academy of Art and Science (WAAS).
To-Gather è un gioco di parole che sottende dunque un importante significato: quello di mettersi insieme per fare rete, fornendo gli strumenti necessari alla creazione di un ambiente facilitante in un’ottica europea collaborativa e ricostruttiva.
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“L’impegno politico non è dipeso da un episodio particolare. Per la mia generazione occuparsi di politica è stata da principio una ribellione contro il berlusconismo. Quello che in fondo noi sentivamo — era un po’ la narrazione prevalente, e un po’ era anche vero — era una sinistra che non riusciva a contrastarlo efficacemente. Ecco la molla. Il mio impegno politico non è nato da un’ambizione personale, mai avrei detto che da grande avrei voluto fare la politica. È strano, perché so che in politica ci sono tanti che invece partono già con l’idea di arrivare da qualche parte, che hanno un obiettivo predefinito: per me non è mai stato così. Non mi pensavo come una front runner. Ho sempre fatto quello che in quel momento ritenevo giusto e utile fare rispetto a una comunità con la quale mi sono sempre mossa, e che poi via via si è allargata. Si è organizzato il pensiero nel tempo. Già nel 2013, nel Pd, facevamo la campagna per il salario minimo, per il reddito minimo, contro il consumo di suolo e la legge Bossi-Fini. Ritenevamo che il Pd dovesse cambiare per essere all’altezza delle aspettative della sua gente, che voleva un partito di sinistra che facesse le battaglie per la sanità, il lavoro, i diritti, l’ambiente. Temi che sono maturati nel corso degli anni, nello studio e nel lavoro in Europa, nella partecipazione alle mobilitazioni, nell’ascolto delle nuove generazioni, della società civile, delle associazioni, dei movimenti europei, soprattutto quello femminista e quello ambientalista, e nella consapevolezza della necessità di tenere insieme queste lotte a pari livello, oltre ogni confine. La nostra visione: una proposta politica che mancava in Italia, che fonde la questione sociale con la questione ambientale — perché sono inscindibili — e che ne trae un nuovo modello di sviluppo, per promuovere lavoro dignitoso e innovazione delle imprese”.
Eppure prima delle primarie in pochi conoscevano il suo nome, ancora meno avrebbero saputo scriverlo sulla scheda elettorale, allora dov’ era Elly Schlein prima di quel momento? “ Ero in basso, tra la gente in piazza, mescolata alle lavoratrici e ai lavoratori, ai precari, agli attivisti, ai volontari. In basso e a sinistra. La motivazione per correre alle primarie, guidare il Pd, è in linea con tutto questo percorso. Anche quando eravamo all’università, e quando poi ci siamo avvicinati alla politica, la questione in fondo era sempre quella: cercavamo la nostra casa. Sentivamo di non averne pienamente una. Capivamo che il Partito democratico era quel luogo che avremmo dovuto sentire come casa, ma per tante ragioni non lo sentivamo ancora così. E allora renderlo pienamente casa è sempre stato il vero scopo”.
Tradisce l’ emozione Elly Schlein quando racconta la fatica e lo sforzo collettivo, quel gioco di squadra che ha contribuito a riaccendere la speranza dopo il risultato europeo in tutti coloro che si erano allontanati dalla politica a sinistra e non ci credevano più: “Per questo ho scelto di compere un giro per l’ Italia ad ascoltare e raccogliere le delusioni di chi si è sentito tradito e sfiduciato e che crede che il suo voto non faccia più la differenza. La a ricucitura è un lavoro lungo, paziente, da fare con umiltà. E un lavoro che quasi mai viene raccontato”.
Nel libro racconta che a 20 anni all’ università a Bologna organizzava i cineforum perché voleva diventare regista cinematografica; racconta la sua esperienza nella campagna elettorale di Obama a 20 anni, affascinata da quel modo di fare politica; racconta di quando a Bologna la Sinistra Universitaria le impedì di parlare e fu lì che iniziò il suo impegno politico; racconta l’ azione di Occupy PD con le magliette “siamo più di 101”, battaglia che perse perché quel governo che non le piaceva proprio invece si fece; racconta l’ uscita dal PD nel periodo renziano, le critiche alla buona scuola e al jobs act, gli anni dell’ antipolitica: non è solo la sua storia, dice, ma la storia di tanti che ora vogliono rimettere al centro la vita delle persone.
La sua è un’ appartenenza multipla: nata in Svizzera ma italiana, cresciuta a Bologna da padre statunitense, cittadina del mondo ma anche dei piccoli paesi montani. Perché Elly è gelosa dei luoghi che ama e li abita tutti con la medesima curiosità. “ La storia dell’ appartenenza è fondamentale: tante famiglie italiane sono nate da intrecci, mescolanze, migrazioni. Come la mia. L’ appartenenza più piena l’ ho trovata nella politica, da quando nelle scuole pubbliche all’ estero crescevo in un contesto con ragazzi diversi da me, che fuggivano dall’ ex Jugoslavia, dalle dittature. Diversi ma con la stessa voglia e lo stesso impegno per i diritti di tutti. Siamo tutti storie miste. Non esistono studenti stranieri nelle scuole italiane. Chi nasce e cresce in Italia per me è italiano”.
Ricorda quando una sera a San Giovanni Persiceto in un ristorante incontrò Matteo Salvini e gli fece una domanda sulla rotta balcanica, ai tempi della crisi siriana, nell’ incapacità di 27 paesi europei di dare una risposta condivisa.
“Chiesi: ma voi che sembravate interessati al tema immigrazione, perché non vi siete mai presentati alle 22 riunioni sulla riforma degli accordi di Dublino? Divennero virali le immagini della sua reazione, disse che per quella domanda si senti aggredito”, le scappa un sorriso a pieni denti: “Non esiste stare dentro l’ Unione Europea senza assumersi anche delle responsabilità: chi arriva in Italia, entra in Europa”.
“La cultura per me è sempre stata una grande occasione di crescita personale e uno straordinario veicolo di inclusione. Mentre la furia ideologica delle destre che blocca il progresso, il mio criterio è il pluralismo, non il profitto. E la passione sfrenata per un’ Europa diversa, più integrata sulle politiche. Progressista, ecologista, femminista. Abbiamo il governo più a destra della storia repubblicana. Riprendiamoci la nostra identità: la questione sociale, i diritti, l’ inclusione. E riprendiamoci la nostra casa”.
E sul campo largo, dice; c’è ancora tanto da fare ma i risultati di giugno e luglio ci dicono che siamo sulla strada giusta. I punti sono la difesa sanità pubblica (gastroscopia è la parola più presente nel libro, scherza); la difesa della scuola pubblica come prima grande leva dell’ emancipazione delle persone; il lavoro e la grande autocritica necessaria sul passato del PD – la battaglia sul Salario minimo e per il rinnovo dei contratti ma anche la questione della sicurezza sul lavoro e delle politiche industriali per accompagnare la conversione ecologica; i diritti sociali e civili, la cittadinanza, le battaglie per la comunità lgbtqia+, i diritti delle donne”.
Ha occhi luminosi e non parla politichese Elly Schlein, in questa calda serata di fine estate romana: “Vi propongo un viaggio da fare insieme, un dialogo da affrontare. Se in questa che leggete trovate anche la vostra storia, venite a darci una mano: abbiamo bisogno anche di voi”.
Eleonora de Nardis
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Fondazione LIA affiancherà gli operatori locali per diffondere il suo know how in materia di inclusione e lettura accessibile. Il calendario degli appuntamenti:
- ll 17 aprile dalle ore 9:00 alle ore 13:00 a Palazzo Granarone avrà luogo il corso "Il potenziale della lettura accessibile digitale", rivolto ai bibliotecari, agli assistenti alla comunicazione e ai familiari di ragazzi con disabilità visiva che vogliano approfondire il tema della lettura digitale accessibile, .
Denise Nobili di Fondazione LIA spiegherà con quali modalità e strumenti leggono le persone con disabilità visiva, che caratteristiche ha una pubblicazione digitale accessibile e quali sono i formati e i sistemi di protezione che rispondono ai requisiti di accessibilità. Affronterà poi il tema della ricerca e della consultazione delle informazioni relative all’accessibilità degli e-book born accessible, illustrando il funzionamento del catalogo libriitalianiaccessibili.it e del bollino LIA, che contrassegna questi testi anche all’interno della biblioteca digitale MLOL.
- Il 17/18 aprile dalle ore 14:00 alle ore 18:00 al Granarone e il 19 aprile stesso orario alla Sala Ruspoli del Castello si terrà il corso "Oggi leggo anch’io" ,rivolto a ragazze e ragazzi ciechi e ipovedenti interessati a scoprire le potenzialità delle pubblicazioni digitali accessibili e a esplorare, sotto la guida di un formatore specializzato in software assistivi e nuove tecnologie, l’utilizzo di soluzioni e strumenti per la lettura di e-book e testi accessibili su smartphone e tablet.
- Il 19 aprile alle ore 19:00 ci sarà l'evento conclusivo Reading al buio che avrà come ospite la scrittrice Giulia Caminito, che leggerà brani tratti dal suo romanzo L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) insieme a una persona con disabilità visiva.
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La manifestazione è stata realizzata grazie alla collaborazione della realtà leader Pet Store Conad e Vitakraft. Patrocinata dal Senato della Repubblica,Camera dei Deputati,Polizia di Stato,Arma dei Carabinieri,Croce Rossa Italiana,Fnovi, Anmvi e con Anas,(gruppo FS italiane) che ha selezionato i corti finalisti. Invitati sul palco hanno fatto presente come nei tratti stradali di loro competenza riescono a salvare un animale ogni cinque giorni,evitando possibili incidenti stradali.
I corti sono storie che ci fanno molto riflettere sulle sofferenze e le difficoltà che vivono i nostri amici a quattro zampe ed anche sul loro rapporto con gli umani .
La giuria è stata presieduta dall'attore Enzo Salvi, composta tra gli altri da Sebastiano Somma, Andrea Roncato, Milena Miconi., A presentare la manifestazione Federica Rinaudo affiancata da due personaggi speciali Beppe Convertini e Cinzia Leone entrambi condividono la loro vita con un amico a quattrozampe. Novità di questa edizione oltre i corti in concorso sono stati premiate le scuole e i laboratori a tema seguiti con entusiasmo dagli studenti e dagli insegnanti. Premio “una vita a quattro zampe” al ballerino e coreografo Garrison Rochelle.
Molto emozionante il ricordo del cane più anziano del mondo Cicci ,che è scomparso all'età di 24 anni,per l'occasione è stato proiettato un video commentato dal personaggio Ivana Tram che organizza iniziative di beneficenza in memoria di Cicci. Presente alla Casa del Cinema anche unità cinofile di Polizia e Carabinieri con i loro cani addestrati, come Nathan un pastore tedesco che con il suo fiuto riesce a scovare le sostanze stupefacenti nascoste nei trolley.
Fra i corti finalisti il vincitore della sesta edizione è stato “ Sliding dog” di Doroti Polito, storia di una vacanza sulle spiagge di Alassio, raccontato attraverso gli occhi del cane Cecio,film spiritoso contro l'abbandono dei cani che sensibilizza i padroni a portarli con loro in vacanza. Per la sezione Mondo Quotidiano, premio a "La storia di Amelie" dell'associazione "La Voce dei Conigli" di San Pietro in Cariano (Verona), primi nella sezione Docu Pet "Gioia della diversità" dell'associazione Rotelle nel cuore, operativa nella località di Villa d'Adda in provincia di Bergamo. Riconoscimento speciale all'associazione "Passione Pappagalli Free Fly" che si occupano di far volare liberi i volatili. Tanti gli applausi per i ragazzi del musical "AbracaDown" che hanno dato vita ad un balletto contro i luoghi comuni che penalizzano umani e animali.
L'accesso alla serata è stato gratuito ma a condizione che si arrivasse con accessori, medicinali, alimenti per animali da devolvere alle associazioni che si occupano degli animali meno fortunati.
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